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Pizzo Cefalone (2553 m) da Campo Imperatore

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A vedere l'elegante vetta del Cefalone che incombe acuta su Fonte Cerreto arrivando dalla autostrada Roma-l'Aquila si resta un pò impressionati.

Papavero alpino

E' spesso così, molti monti a distanza sembrano ripidissimi, imprendibili, ma avvicinandosi a loro questa sensazione, soprattutto se i sentieri sono ben disegnati, si stempera e le piccole ansie via via si acquietano. Non per questo però il livello di attenzione nel camminare deve perdere di intensità.

La grande cengia

L'escursione inizia in prossimità dell'albergo di Campo Imperatore, apice della funivia che sale da Fonte Cerreto da dove, buon tempo permettendo, si può ammirare l'argentato sfolgorio del Corno Grande, il vertice del gruppo del Gran Sasso d'Italia e di tutto l'Appennino, sorretto da infinite rocce verticali, una deità immane sospesa con mirabile leggerezza nello spazio azzurro.

Lasciando sulla destra gli edifici dell'osservatorio astronomico e dell'orto botanico ci si deve orientare per la sinistra puntando sulla pista che taglia in ontale la parte alta della costa del monte Portella.

Non si deve perdere però l'opportunità di osservare a poche decine di metri dall'avvio della escursione, su un breve spazio di brecce, nel periodo che va da metà luglio a metà agosto, il discreto occhieggiare di dolcissimi papaveri bianchi, gialli ed arancioni spesso squassati da un forte vento ma impavidamente radicati al suolo.

Camoscio

L'escursione non richiede molto tempo (4-5 ore circa) perché la distanza da coprire è breve e anche il dislivello è modesto (poco più di 400 metri) ma è intrigante perché si svolge su un sentiero che si dipana in maniera incessante su infiniti pendii ora affacciati sulla valle dell'Aquila o, quando tocca improvviso le creste ventose, sulle brecciose e ripide coste che scendono profonde nelle splendide valli interne e sulle quali incombono potenti e vertiginose le vette più importanti del gruppo, i due Corni e Pizzo Intermesoli oltre il quale spunta la gigantesca mole del Monte Corvo. E' possibile, in questa parte riparata e solitaria del massiccio, intercettare l'agile movimento del camoscio.

Salendo sotto la vetta

La caratteristica così "sospesa" del percorso richiede continua attenzione in specie al momento di attraversare una lunga cengia piuttosto esposta protetta però da un lato da una parete e che si affronta dopo aver superato il Passo della Portella e la successiva diramazione del sentiero (8 il n.1V sulla carta del Cai dell'Aquila della quale 8 opportuno dotarsi) che scende verso la Val Maone.

Il sottile taglio del tratturo si muove in costante leggera salita e solo dopo aver superato la cengia, allo svettare del roccioso cono del Cefalone, si impenna deciso con brevi e forti tornanti.

Veduta sui Corni

Il tratto finale, pur nella grande ripidità della costa che adduce alla cima, tira e a volte in modo dannato ma si fa affrontare e questo anche nel breve tratto apicale quando è necessaria un'arrampicatina fra grandi pietre, più divertenti che problematiche.

Lo sbocco sulla vetta, rassicurante peraltro poiché si tratta di un piccolo agevolissimo pianoro, libera da ogni ansia ed apre l'animo alla contemplazione di uno spettacolo indimenticabile!

Campo Pericoli e Pizzo d'Intermesoli

Da quello scoglio così impiccato, insieme ai vastissimi panorami che abbracciano grande parte dell'Italia centrale si può ammirare in maniera ravvicinata e nella solitudine totale, la poderosa e muta grandezza dei due Corni, dell'Intermesoli e del Corvo che precipitano abissali nella profonde Valli Maone e Venacquaro nei poderosi fianchi scintillanti di bianchi e polverosi calcari.