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Il Monte Midia (1757m) da Marsia

[Notizie generali] [Scheda tecnica]

Il tempo è splendido. Ma le giornate sono brevi e la zampa non è conquistadora. Scegliamo un obiettivo cash: il monte Midia, con percorso cortissimo. Quasi da vergognarsi.

Ai margini del bosco

Attraversiamo Marsia, la Chernobyil delle stazioni di sci, con impianti abbandonati, costruzioni incompiute, case chiuse qua e là a rovinare amene vallette, edifici per metà diroccati e per metà abitati che sembra il Libano.

Sorpassiamo il camping, ci fermiamo alla sbarra d'ingresso (tranquilli, sempre aperta) della sterrata che entra nelle vallate dei Carseolani orientali. Prima del cartello che dice di non prendere troppo sul serio il divieto di passare con le auto sui prati, tanto nessuno ha intenzione di badarci e ognuno faccia come gli va.

Camminando fra i grandi faggi

La giornata è splendida e la neve praticamente perfetta, temevamo di affondare più del giusto, invece solo tre-quattro centimetri, quanto basta per ammortizzare. Non servono ciàspole o altri ordigni. Ci incamminiamo a lato della sterrata, sulla destra, puntando verso sud, dove la neve è compatta ma emergono anche chiazze di asciutto sotto gli alberi.

Quando la sterrata compie una netta curva a destra, accettiamo un "invito" evidente di una valletta sulla destra: l'inizio della scorciatoia. Ci sono le tracce di qualche sciatore, dopo un tratto scoperto un passaggio tra grandi e radi faggi.

Grifone in volo

Poi, di nuovo, una piccola conca aperta. In alto, il grifone maestoso ci avvoltoia in ampie volute: "sente" il pensionato e vigila.

In salita, arriviamo alla croce di scollinamento, dove un altro pensionato, a quattro zampe, ci tiene compagnia.

Croce di scollinamento

La luce è straordinaria. Iniziamo la discesa, attraverso una valletta in un bosco di alberi sapienti. Fino a una piccola radura dominata da un grande faggio secolare, cavo sul lato ovest.

Ammiriamo il patriarca, e passiamo oltre seguendo il valloncello. Che si fa più stretto e ripido. Scendiamo tenendoci sulla destra, dove c'è un po' di asciutto e molte foglie. Terreno infido, sotto le foglie si nasconde ghiaccio. Il valloncello diventa sempre più stretto, ma poi termina immettendoci nel Piano del Pozzo.

Piano del Pozzo

Il bianco domina e lo stagno è ghiacciato per metà. Ci tratteniamo un po', per gustare il sole, la luce, il silenzio della piana. E per decifrare le orme sul terreno, traffici che restano misteriosi. Si vede la nostra meta, il Midia, con l'Assolato asciutto e la spalla finale innevata.

Prendiamo verso nord la sterrata usata dai boscaioli, per avvicinarci alla salita finale. Dopo breve tratto piano siamo alla radura: da qui parte, a destra, un bel viale di grandi faggi diritti che conduce alla spalla del monte. Nella neve ancora soda con piacere si sale fino all'altra radura che chiude il viale. Attraversiamo pochi alberi e saliamo sulla spalla sud, sul sentiero che porta alla cima.

Veduta sulla Valle della Dogana

Puntiamo dritti verso l'edificio sommitale e, attraversando il boschetto sul lato destro del sentiero, siamo all'ultima gobba. Ormai lo sguardo spazia sulla valle della Dogana innevata, sul Padiglione, sui Simbruini e i bianchi Ernici.

Croce di vetta

Un ultimo strappetto, e la croce di vetta. La veduta è immensa e spazia dalla Maiella ai monti della Laga. Anche se la luce non è più ottimale ed è venuta su un po' di foschia, è uno dei poggi più ariosi dei magici Simbruini innevati.

Il meritato panino ci tiene compagnia nella sosta. Al rientro ripercorriamo lo spallone sud del Midia e decidiamo per una scorciatoia. Invece di scendere verso il Piano del Pozzo tiriamo dritti lungo lo spallone, verso una selletta che immette in una piccola valle.

Deviazione in discesa

La percorriamo fino ad una stretta, dove la valle diventa una sorta di vialetto alberato, in ombra. All'improvviso il vialetto si apre in una radura e scopriamo di essere al grande faggio cavo che avevamo ammirato al mattino. Risaliamo dritti verso la croce, ormai il ritorno è quasi completato.

Rientrando verso la sterrata del camping, l'ultima sorpresa. Arrivano quattro cavalieri trotterelloni nella neve: una rarità col bel tempo, un incontro unico con la neve. Invece di hp, cavalli in carne ed ossa.

Cavalli in escursione

Le sorprese sono finite. Uno sguardo sconcertato ai soliti montagnonzi motorizzati impantanati nella neve e torniamo soddisfatti per la bellezza dell'anello e per la sua facilità: un jolly da giocarsi in altre occasioni.