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Rifugio Panei dal Vallone della Sentina


Questo è il racconto di un "racconto". Si, di una escursione raccontata, ideata da tre nostri amici due dei quali simpaticamente ribattezzati "puma".. per la loro capacità atletica fatta di potenza, elasticità ed una certa dose di audacia. Più precisamente, l'idea fu dei due "puma" con al seguito un volontario, seppur di fisico forte, amante anche lui delle faticate montane ma all'oscuro di quanto può capitare a volte facendo questo gioco! Dunque di febbraio - dicono gli avventurosi - con l'occasione di una bellissima giornata, decisero di andare al Panei, rifugio prossimo alla cima della Magnola, nel gruppo del Velino-Sirente, verso quota 2200, attaccando da un sentiero che inizia dal fianco destro dell'imbocco della Valle Majelama, e su per tosti dirupi, attraverso il vallone della Sentina, fino traguardo programmato. Così alle 9 di un certo dì erano alla base del sentiero (quota poco al di sotto di 1150m), con cielo blu lucido e l'aria più che fresca...soliti attrezzi degli escursionisti...per la neve però solo le ghette e qui....ma dai, vediamo poi come andò! C'e di bello in questa passeggiata che all'inizio sembra di attaccare un muro ostile e banale, solo fatica cieca però, come spesso avviene in montagna, oltre le barriere di pietra gli scenari si sarebbero accesi di colpo e avrebbero fatto brillare gli occhi di meraviglia!

Grifoni in volo sopra il vallone

Attacco di fatica ma allegro a loro detta - è la natura dei tre personaggi infatti - "la neve tanto è in alto, si sarà ammorbidita quando la raggiungeremo" - sembra che pensassero. C'era qualche croco infreddolito e un po' avventato che attraversava il loro passo, sopra volteggiavano attenti i grifoni ispanico-abruzzesi e stampavano le loro lente volute sullo sfondo dell'Abruzzo innevato. Non male come scena. Questo tratto lascia respirare solo verso i 1450m quando il tracciato segnato giallorosso (è il sentiero n° 9 della carta del gruppo edita dal Cai dell'Aquila), diverge spianando verso sud e porta in breve , con impennatina finale, ad un valichetto che apre il freddo Vallone del Peschio Rovicino dove...sorpresa.....c'era già la neve! E qui sembra che i nostri si siano dati un'occhiatina reciproca....perplessa. Eh si...quella neve brillava un po' troppo - ..."fosse ghiacciata"? - pensarono subito!

Non bastò! Un'ansia sottile - dicono - li colse quando poi videro, incastrati fra pietre e chiazze di neve, gli attrezzi di una flebo di soccorso testimonianza di un piccolo dramma alpino, con esito positivo fortunatamente, svoltosi in quel punto qualche giorno prima, nel periodo di pieno innevamento. E, spruzzate intorno, gocce di sangue ghiaccio! Insomma, sembra che persero un po' d'allegria! "Che si fa?".... si dissero muti negli sguardi! Allora uno dei "puma" - il racconto è fedele - per dar coraggio agli altri, impegnò lesto e senza tema (questo è ovvio!) il piccolo sentiero, che in piano aggira la parte mediana del vallone modellata ad anfiteatro che sprofonda su un ripido pendio fitto di rocce acuminate e sfasciumi. Insomma...bisognava stare attenti - raccontavano - nel superare quella residua neve che ingombrava il passo...ma andavano e i bastoncini aiutavano a gestire meglio la tenuta dei piedi sul sentiero.

La Selva del Coco e la Costa Stellata

Non è che l'ansia li annientasse ma...procedevano attenti, scavando a volte con secchi calci piccoli gradini nella neve e si avvicinavano al centro dell'anfiteatro da dove poi risaliva una larga e impennata fessura che adduceva agevolmente, soprattutto quando senza neve, al Vallone della Sentina. Ma le sorprese non finirono ... Giunti nei pressi della fessura, una placca di neve indurita dalla temperatura della notte, incastrata nella fessura stessa (era la parte più fredda del percorso), larga una quindicina di metri e colante ripidissima per una lunghezza almeno doppia, si interpose sul loro cammino e sembrò insuperabile! Il gioco sembrava finito..ma non impallidirono. Avevano davanti una lungo scivolo di neve ancora dura, molto inclinato, da superare di traverso fino a raggiungerne le metà circa per poi cominciare a risalire senza problemi la strettoia del vallone.

"Che si fa?"..pensarono.. insomma non si poteva scherzare ... ma la natura umana certe volte si chiude al ragionamento e si apre all'enfasi ... al gusto del rischio, alla voglia della sfida, non tollera il rammarico del sentirsi battuta per pochi metri ... insomma, si ostina a provare comunque!

Il rifugio con il M. Cafornia sullo sfondo

Con ramponi, piccozza e corda quel breve traverso sarebbe stato superato in sicurezza ovviamente però...l'"audacia" prevalse! Non dissero chi iniziò a prendere a calcioni quella placca di neve soda per scavare appoggi sicuri per puntare bene piedi e bastoncini....insomma si avviarono ancora...non erano bastati i 3/400 metri appena percorsi danzando fra le chiazze di neve fredda. Sul traverso di quel pendio inclinato di circa sui 45° gradi i tre, per qualche minuto raccolsero le forze mentali ed il coraggio e ..vinsero! Non era consentito un errore e se qualcuno di noi fosse stato a vederli avrebbe probabilmente distolto lo sguardo.....Ma questo è! La leggerezza commessa nell'aver lasciato a casa gli attrezzi che servono in questi casi non era stata sufficiente a fermarli cosicché per non soccombere ad una "sconfitta" dovettero dimostrare, insieme a notevoli qualità di equilibrio e potenza, anche doti di piccola follia...la piccola, ordinaria, inestinguibile umana follia! Ma fu una prova vincente...i nervi tesi allo spasimo, la grande concentrazione risolta in freddezza e determinazione e il collaudo testardo della sicurezza ad ogni passo, li portò in alcuni minuti oltre il problema ... e solo allora volsero il corpo e lo sguardo a valle per vedere il lungo scivolo che avevano attraversato e solo allora colsero nei loro occhi un lampo ferino, metallico! Si strinsero la mano esplodendo in un grido sordo di vittoria!

Chi, scarpinando per i monti o veleggiando per i mari o in genere nella vita, non ha mai azzardato, magari per pochi attimi, oltre le possibilità? La natura umana avverte ma non rinuncia sempre al sapore forte della sfida temeraria, al passare oltre...all'entrare nell'ignoto della coscienza per guardarla in volto e dominarla. Quel problematico tratto nevoso - dissero ancora - li impegnò a lungo per la necessità di procedere con cautela poi, superato l'ostacolo risalirono rapidamente, seppure affondati nella neve ora assolata e finalmente morbida, l'erta strettoia fino a sfociare nel trionfo del Vallone della Sentina a balcone sullo spettacolare sprofondo glaciale del Vallone del Bicchero schiacciato da sinistra dalla spinta del monte Cafornia ( 2408 m) posto sul sostegno della potenza delle Coste del Coco e a destra sotto il gioco della lunga e ripida Costa Stellata (2177m) in uno scintillio abbagliante di cristalli di neve e ghiaccio. Sul fondo del vallone, all'apice, il valico, crocevia di nostre escursioni e, ancora adesso, di transumanze di antico sapore.

Dall'interno del rifugio

Ancora una volta la natura rivelò lo spettacolo emozionante della sua forza, del suo lento e possente muoversi e trasformarsi offrendosi come in un film infinito con immagini di rara meraviglia. Naturalmente non avevano portato neanche le racchette cosicché, per quanto ora senza pericolo, il cammino era però ostacolato dall'affondamento costante in 20-30 cm di neve! Insomma un "giochetto", soprattutto per il terzo uomo...l'ospite, bravissimo per freddezza nel rischio ma ora penosamente arrancante ed in grave ritardo sui due "felini". Sembra fosse giunto da quelle parti senza un adeguato allenamento...però resisteva stoicamente.

Il luogo doveva essere da paradiso, dovreste andare a vederlo per capire cosa, ma attenti, andateci solo quando la neve è oltre il Peschio Rovinino e portatevi gli attrezzi adatti!

Una lunga salita in diagonale destra li portò poi, sotto l'accecante sole ed il riverbero bruciante della neve, sui dossi di cima, oltre i 1900mslm da dove, con grintosa tirata ed affondate furiose, pervennero, dopo quasi 5 ore di marcia, al rifugio Panei posto a 2187 m..salvo errori!! Che fatica dovette essere ragazzi, e si era fatto anche tardi soprattutto per il "terzo uomo" che arrivò dopo oltre mezz'ora!

Le foto ci mostrano la bellezza del posto, le parole non possono descrivere le bellezze in quel giorno penetrate nei loro occhi, nella loro mente e nei loro cuori. Il panorama era mozzafiato: su quelle "nuvole" di neve soffice sembrava essere in volo -raccontarono - il mondo era tutto biancoblu, le vette, un numero infinito di bianche vele, solcavano orgogliose il turchese del cielo.

La discesa fu a razzo sulla neve ormai "saponata" che ne accentuava la velocità, e qui le doti fisiche dei tre vennero ancora una volta fuori, incontrarono un altro trio di escursionisti però perfettamente attrezzato ed in elegante lookalpinovipfighetto che snobbò con aria di sussiego le loro fatiche - artigiani dei monti avranno pensato! - ...superarono velocemente i rischi del mattino ormai ridotti a quasi poltiglia e in breve tempo tornarono a valle accolti dal tardo sole del pomeriggio che ammantava di rosa opaco rocce, nevi, cime.