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Lago di Pilato (1940m), da Foce di Montemonaco (AP)

[Notizie generali] [Scheda tecnica]


La strada asfaltata che si inoltra a svolte nelle gole strette tra il Monte Sibilla ed il lungo crinale del Vettore, lascia a stento immaginare che al suo termine possa esservi ancora un luogo "abitato", e invece eccole li' le poche case di Foce, gelide nell'ombra profonda di un mattino di settembre.

Il Piano della Gardosa

Lasciamo l'auto alle prime case e ci incamminiamo per il piacevole pianoro della Gardosa, sfavillante di erbe seccate dal colore biondo oro. L'ambiente e' subito grandioso, stretto fra ripidi pendici boscose prima ed erbose piu' in alto. A tratti scendono verso il pianoro echi e rumori dall'alto delle creste, sembra di scorgere animali selvatici in alto sui sentieri tracciati dalle acque in superficie.

Poco piu' avanti appare gia' l'imponente parete del Pizzo del Diavolo, una lama bianca precipite che chiude la vista lungo il vallone, oltre la stretta gola delle 'Svolte'. A vedere da qui, causa l'errata valutazione delle proporzioni, la meta sembra quasi dietro l'angolo.

Pareti all'uscita dalle 'Svolte'

In breve, superata una fonte, siamo sotto le prime pareti rocciose, laddove inizia un giovane bosco di faggi. Qui ha inizio la salita vera e propria, prima per un comodo sentiero e poi su terreno sempre piu' impervio, scavato a tratti nella roccia. Sono le cosiddette 'svolte', percorso scavato nel tempo dall'uomo per garantirsi l'accesso alla parte alta del vallone, altrimenti inaccessibile per la presenza di un imponente bastione roccioso. Il terreno e' ripido e friabile, ma gli aggiustamenti con steccati e gradini artificiali aiutano sufficientemente la progressione.

Si raggiunge una grotta naturale, qui inizia il tratto piu' impegnativo della forra, il sentiero si fa piu' stretto e le svolte sempre piu' ripide lasciano ai loro lati pendii sfuggenti. Man mano che ci si addentra nel cuore del bastione, il percorso si fa piu' imprevedibile, tra grossi sassi, sbancamenti e alberi divelti. Ma gia' la luce tenue del mattino filtra tra gli alberi sopra le nostre teste, siamo vicini al margine superiore e presto spianiamo su un comodo sentiero, che non tarda a riuscire allo scoperto nei pressi di una amena valletta.

Sotto il Pizzo del Diavolo

Finalmente si annuncia alla vista il paesaggio grandioso tipico dei valloni appenninici di quota, alle nostre spalle la Sibilla e' una presenza costante, bizarra lama che lambisce il cielo, oggi di un azzurro cristallino imperturbabile.

Buona parte delle nostre forze ci ha gia' abbandonato, causa lo scarso allenamento, ma l'illusione di essere vicini alla meta ci mette di buon umore; una piccola sosta per bere e mettere qualcosa sotto i denti, e il cammino riprende per un comodo sentiero in salita.

Il bacino del lago semi asciutto

Il paesaggio e', naturalmente, grandioso: ricorda a tratti i grandi valloni della Majella, ampie praterie percorse da greggi si aprono sopra di noi, ai lati della valle. A tratti colate di ghiaie le intersecano, intercalando alla distesa dorata delle erbe il grigio sabbioso di rocce frantumate. Saliamo ancora, confortati da un piacevole venticello, che rende la salita senz'altro meno pesante, il sole e' tuttavia forte, di quelli che lasciano il segno, anche se siamo a fine settembre.

Piu' in alto finalmente, superiamo la zona della Fonte Matta (cosi' detta per il suo carattere stagionale) e davanti a noi si mostra in tutta la sua imponenza la parete rocciosa del Pizzo del Diavolo. Sulla destra si congiunge il sentiero proveniente da Forca Viola, siamo vicini ormai alla meta, ancora uno sforzo per percorrere l'ultimo tratto di sentiero in salita, a svolte fra erbe e piccoli promontori.

Veduta sulla valle e la Sibilla

Eccoci finalmente giunti ai piedi del bacino lacustre: i sospetti maturati durante la salita si concretizzano, del lago azzurro e cristallino rimane ben poco, una pozza di acqua verde salmastra e maleodorante. E' il frutto amaro di questa annata tragica per l'Appennino: scarse precipitazioni durante l'inverno e caldo asfissiante per tutta la stagione estiva. Il lago di Pilato e' allo stremo, chissa' se ne abbia risentito la sua microfauna esclusiva.

Privati del sollievo prodotto dalla vista delle acque d'alta quota, non ci rimane che consolare la vista ammirando le maestose pareti del Pizzo, il tozzo gendarme che vi sporge sfidando la forza di gravita', e poi in lontananza la sagoma familiare della Sibilla, sfregiata dagli sbancamenti a forma di "Z" della tristemente nota strada sterrata che avrebbe dovuto congiungere la vallata di Montemonaco con il versante umbro del massiccio.

Un ultimo sguardo al Pizzo

La sosta nel bacino afoso, al momento ricoperto solo di ciottoli, e' anche un'occasione per riflettere sulla estrema fragilita' di queste montagne, cosi' grandi ed imponenti eppure cosi' esposte alle ingiurie dell'uomo: per anni abbiamo raccontato queste nostre terre, cercando di trasmettere al lettore le emozioni che la loro esplorazione ha suscitato in noi. Ci sara' ancora spazio per queste esperienze tra dieci, venti anni ? I cambiamenti climatici, le minacce continue alla fauna ed al patrimonio boschivo, i tentativi di speculazione, le nuove insensate attivita' che vengono impiantate sui nostri monti, stanno disgregando giorno dopo giorno quel che rimane di una natura grandiosa. Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerla per esperienza diretta, forse ai nostri figli restera' solo il ricordo veicolato da queste parole.

Abbracciamo con lo sguardo l'intera vallata, l'assoluto silenzio che ci circonda trasporta la mente verso altri spazi mentre nel cielo brillano lunghi filamenti di ragnatele ed il vento accarezza con dolcezza la nostra pelle, per un attimo infinitesimo il cuore si erge al di la' del dolore del mondo.