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Un balcone sull'Appennino: Monte Pozzoni

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Ci vuole più tempo per raggiungere Cittareale da Roma che poi salire sulla vetta del Pozzoni. Ma il viaggio in macchina valela pena farlo, carta geografica alla mano, per capire che si attraversa, dopo le Gole del Velino lungo la storica Via Salaria,una zona al confine fra Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria, la piana di Amatrice (topograficamente Piana di S.Giusta), area geografica di grande valore ambientale, che più di ogni altra si insinua fra alcuni dei maggiori massicci dell'Appennino,fisicamente incombente, dove è semplice immaginare e desiderare di potersi alzare quanto serve per "toccare" quasi con le mani quattro fra i "grandi" dell'Italia Centrale!

L'inizio del Vallone

Ebbene questo desiderio si chiama Monte Pozzoni, 1904 mslm, balcone ideale per realizzare un piccolo sogno. Raggiunta e superata Cittareale posta a 962 mslm, in direzione nord, dopo tre o quattro chilometri si incrocia sulla destra una sterrata che entra a 90° nell'evidente vallone che si inerpica sul Pozzoni, costeggiando il fiume Velino nel suo alto corso. Il vallone, ampio e ricco di fiori ed erbe, è di agevole risalita e si cammina per la sterrata accompagnati dal senso di fresco che ispira la presenza dell'acqua.

Salendo gradatamente, attraversata un'ansa del giovane fiume, in prossimità della fascia boscosa, con breve incursione sulla sinistra si può entrare agevolmente nell'alveo del torrente e cogliere le acque al loro sorgere. Bevuta d'obbligo ovviamente.

All'uscita dal bosco

Poi la faggeta, il mormorio del ruscello, il silenzio, le radure incantate dai verdi trasparenti, ronzii di insetti, la valle si stringe e s'alza, la salita, ora su sentiero, breve ed agevole nel bosco fino allo sbocco nel pratone d'altura, un ventaglio ripido di verde punteggiato da variopinte fioriture fra le quali in particolare spiccano i narcisi, piccole bianche eliche che a vaste macchie si movimentano in quel fluido verde come lunghe e flessuose onde mosse da un leggero vento, e genzianelle nivali, distese di ranuncoli a tappeto ma, in particolare, le fritillarie, rarità botaniche opportunamente difese da una legge regionale.

La salita su quel muro verde è breve, faticosa a tratti, mortificata da una sterrata che seppure abbandonata da tempo, sfregia inutilmente un ambiente intatto.

Fiorituria di fritillaria

Intanto alle nostre spalle emerge il vicino Terminillo, quasi minaccioso nello scuro controluce solare, con le creste dei Sassetelli ricamate dal sole e i versanti dolcissimi di erbe e faggi che emulano con pari eleganza e serenità, sul sottostante monte Boragine, i pianori dell'Alpe di Siusi! Salendo per la destra, per la sterrata (è consigliabile lo stesso percorso al ritorno), verso il colmo ci accoglie uno sfavillio di orchidee sambuchine , poi in cresta, di colpo, si accende uno schermo panoramico gigante! Il lungo viaggio in macchina e la risalita a piedi che comunque un paio di ore le richiede, trovano in quel momento il giusto prezzo. La passeggiata sulla cresta, verso la vetta del Pozzoni, è tappezzata di arniche appese sui piccoli costoni rocciosi esposti a nord, ampie chiazze di giallo pastoso, luminoso, innumerevoli piccoli soli che sembrano dire: "guardateci, siamo bellissime!".

Si forse lo "pensano" perché "avvertono" che la nostra attenzione, rivolta alla contemplazione dei "giganti ", un po' le trascura. Con alle spalle il Terminillo, lo sguardo si espande verso nord sulla piana di Norcia soggiogata ad est dal sassoso interminabile massiccio del Vettore visibile in tutta la sua lunga struttura, dalle lontane propaggini che risalgono da Visso e che si ergono a muro insuperabile sulla Piana di Castelluccio di Norcia, fino al quasi precipitare della loro potenza dall'apice bifide, la cresta del Redentore e Monte Vettore - siamo a quasi 2500 mslm - uniti dalla visibilissima e ancora innevata Sella delle Ciaule, sulla valle del Tronto in prossimità di Arquata del Tronto ed Amatrice.

Panorama sul Gran Sasso

Ma l'occhio e la mente non hanno sosta. Accompagnato il Vettore nel suo cedere verso sud immediato un nuovo ostacoload est si frappone a barriera dello sguardo: la catena della Laga, vista di piatto in tutta la sua estensione e forza, a dominio di Amatrice, montagna d'arenaria e marna, regno di acque, che sale sul Monte Gorzano alla sua massima altezza(2455m). Al suo spegnersi ad oriente, sulla piana di Campotosto nella quale in parte si intravede il lago, la Laga deve tuttavia inchinarsi alla corte regale del Gran Sasso, mai visto così, preso d'infilata dal monte Corvo, con a destra la Valle del Chiarino che risale sulle Malecoste, fino al Monte Prena passando per Monte Intermesoli e i due Corni.

Uno spettacolo unico di grandiosa eleganza e potenza, indimenticabile emozione ispirata dalla silenziosa forza e dalla misteriosa bellezza del re dell'Appennino.Tutto sfavillante sotto un sole ardente, i brillii del Lago di Scanderello, l'argento tremulo dei corsi d'acqua che tagliano le pianure. Il nostro silenzio è stupito, quasi intimorito!

Veduta sui Sibillini

L'osservazione più semplice è quella del privilegio che offre il Pozzoni nel consentire una visione tanto ampia e ravvicinata di questi quattro gruppi di montagne legate fra loro da valli e valichi d'altura, la possibilità che offre di sfiorare simboli così importanti dell'Appennino. L'altra osservazione è la chiara comprensione di come i sistemi montuosi dell'Appennino, quello Centrale in questo caso, siano il marchio della vita economica e sociale di questa parte dell'Italia,una risorsa forse povera in passato ma ricca di occasioni invece nell'attuale.

P.S.: Sia consentita, eccezionalmente, una citazione d'obbligo per i gestori dell'azienda agrituristica "Lu Ceppe" di Cittareale per la sensibile, cordiale, solerte e generosa collaborazione prestataci in un momento di difficoltà. In particolare un grazie ad Emidio Gentili, giovane cittarealese fiero ammiratore della sua terra.