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La Terratta (2208 m) dalla Valle dell'Atessa

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E' sempre un piacere percorrere la valle del Giovenco, che si apre, superate le ultime case di Pescina, al di la' di una stretta gola scavata nella roccia dal fiume. La valle si distende sorniona, fra campi coltivati e alture brulle alla vista, un paesaggio mai aspro, una solitudine serena che spinge alla contemplazione.

Monte di Valle Caprara

Dopo una curva, ecco apparire una copiosa fontana, ornata da una bella immagine su maiolica della Madonna, e poi ci sono i paesi: Ortona dei Marsi viene per prima, sobria ed elegante, e poi San Sebastiano di Bisegna, coi balconi decorati da vasi di gerani alla maniera del nord.

Infine Bisegna, forse il piu' trascurato ed il piu' selvaggio al tempo stesso. Qui ci fermiamo a fare colazione da Cesidio, bar e alimentari, un forte odore di pini impregna l'aria ed invita al risveglio. Superato il paese la strada si addentra fra i boschi di faggi, alta sulla vallata che si estende alla sua destra.

La Terraegna di Bisegna

Poi si apre in un pianoro con bel panorama sul Monte di Valle Caprara e la Vallata del Sangro, ed ecco sulla sinistra l'inizio della Valle dell'Atessa, nei pressi di un amplissimo prato a pascolo. Parcheggiamo e ci prepariamo, la schiena della Terratta gia' occhieggia al di la' del giogo della valle. Una mulattiera conduce all'accesso PNALM, poi si addentra nel bosco, magicamente fresco anche in queste settimane di arsura estiva.

Non c'e' molto da dire, un bosco come tanti, poche fioriture ormai, nel pieno dell'estate. Senza grosso sforzo raggiungiamo uno slargo, sulla destra e' una vecchia pesa, nascosta ormai da una folta crescita di epilobium, ormai in tarda fioritura.

Verso i pianori sommitali

Ci sono alcuni bivi, ma il nostro itinerario tiene sempre diritto seguendo l'orientamento del vallone. Pian piano la pendenza impenna, il sentiero si fa stretto e sale sul fianco destro di un contrafforte del Monte Palombo, sulla sinistra il pendio scende ripidissimo verso il fondo del vallone.

Qualche roccetta e finalmente intravvediamo lo sbocco della valle sul grande pianoro della Terraegna. L'impatto visivo e' molto bello, la piana e' dolcemente ondulata e chiusa in fondo dalla compatta barriera della Montagna Grande, in alto le creste sassose dell'Argatone, della Rosa Pinnola e della nostra Terratta. Una piccola mandria di bovini e' al pascolo proprio di fronte a noi.

Formazioni rocciose in cresta

Scendiamo anche noi nel prato, ora il percorso e' praticamente a vista, spostandoci sulla destra e obliquando in direzione del bosco non di fronte a noi, ma la' dove questo si incontra con il modesto rilievo che interrompe longitudinalmente sulla destra la Terraegna. In alto, nel bosco e' visibile la traccia del sentiero che sale obliquamente verso il valico del Carapale.

Camminando fra piante di verbasco e mucchietti di terra smossa dalle "topanare" raggiungiamo un albero isolato dal quale penzola un macabro feticcio: il corpo di un puledro, ormai compreso della sola spina dorsale, spolpata, e della testa, stranamente mummificata nell'atto dell'ultimo sofferto respiro. Una corda lo tiene appeso ad un ramo del grande faggio, forse un richiamo per animali selvatici ?

Verso la cima

Proseguiamo oltre, rientrando sul tracciato di una mulattiera che, da un lato, conduce a Prato Rosso, mentre alle nostre spalle prosegue verso il paese di Bisegna. Superato un piccolo passo, o dosso, sulla sinistra si dipartono i segnali del sentiero che conduce al Carapale. Il primo strappo non e' male, se confrontato con la riposante pianura appena percorsa, ma in compenso e' piuttosto fresco. Superiamo una zona caratterizzata da vetuste piante di faggio, dal diametro e dall'altezza ragguardevoli. In breve raggiungiamo la fascia superiore del bosco, dove invece dominano le piccole piante che devono vedersela con la violenza del vento di cresta. Un ultimo terroso strappo da togliere il fiato, ed eccoci fuori verso il cielo, zigzagando fra bassi cespugli di ginepro.

Con una certa sorpresa, noto svolazzare fra i cespugli numerosi esemplari di Parnassius Apollo, una rarita' che finora avevo trovato solo in certe zone della Majella, un buon segno dunque. Man mano che saliamo la vista si allarga verso il Marsicano, la visibilita' non e' delle migliori, ma il cielo, come spesso accade in questi ultimi anni, e' di un azzurro bellissimo, fregiato di nuvole dalle forme piu' svariate. A Mauro ricorda i cieli della sua infanzia.

In breve siamo al valico del Carapale, speravo di vedere il lago di Scanno, ma realizzo che siamo troppo "arretrati" rispetto ai contrafforti della montagna che scendono verso il fondovalle con una ampia "U" rovesciata. In compenso abbiamo davanti una serie di bellissimi denti sassosi, una riproduzione in scala delle Fiamme di Pietra del Corno Piccolo. La cima della Terratta e' alla nostra sinistra, aggirati i primi rilievi piu' vicini al valico. Percorro le ultime centinaia di metri di salita in silenzio, per godermi lo spettacolo della terra arsa e sassosa che si incontra con il cielo popolato di pennacchi vaporosi.

Sulla cima solo un mucchietto di sassi, e un gran svolazzare di formiconi e coccinelle, mi stendo ad osservare le nuvole.