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La Valle di Teve in primavera

[Notizie generali] [Scheda tecnica]


E' una bella mattina di maggio, il sole è da poco alto sopra la vetta del Velino e ne offusca la vista, ci fermiamo pochi minuti per una doverosa sosta davanti alla suggestiva chiesetta di S.Maria in Valle Porclaneta, ancora in ombra, poi siamo pronti; seguiamo la sterrata che conduce al Passo Le Forche, lasciando alle nostre spalle, in lontananza, la verde bastionata dei Simbruini e degli Ernici: il Tarino, il Viglio, il Pizzo Deta.

Orchis Militaris

Davanti a noi, ripide pareti di roccia lasciano intuire l’imbocco della Valle di Teve, ma non saremo lì prima di un’ora...

La strada prosegue monotona, accanto ad un bosco di querce, il Velino è sempre li che ci sovrasta con le sue aride rocce, quando, giunti al passo, una sorpresa ci attende: i prati circostanti sono un’esplosione di colori, il giallo dei ranuncoli e delle primule, l’azzuro dei fiordalisi e il celeste dei non-ti-scordar-di-me, e poi le eleganti infiorescenze delle orchidee, gialle, bianche e viola;

Genziana Dinarica (o Appenninica)

una piccola sosta e si riparte in discesa verso Bocca di Teve, la sterrata diventa sentiero e si snoda fra boschetti di aceri, noccioli e maggiociondoli in fiore. Giunti alla Bocca di Teve, una sbarra ed i cartelli della riserva ci avvertono che ci troviamo in un ambiente naturale di primo ordine;

proseguiamo in una stretta gola, il fitto bosco nasconde le alte pareti di roccia che ci sovrastano, e a malapena lascia passare la luce del sole, poi l’ambiente si allarga, e si comincia ad intravedere qualcosa, lasciamo a destra una pietraia, popolata da una colonia di aquilegie e proseguiamo sino a sfiorare la base dei salti di roccia, nei pressi di un tornante; più in alto il bosco si apre un poco, alla nostra destra osserviamo una vasta frana caduta dai bastioni del Monte Rozza agli inizi degli anni ’90.

Contrafforti del Muro Lungo

Lungo il sentiero e fra le pietre ammassate spuntano gruppetti di genziana dinarica, dal colore blu intenso; gli echi metallici dei gracchi scendono dalle alte pareti che ci circondano, insieme al fischio ritmico e insistente di un rapace, forse un aquilotto nel nido.

Camminiamo ancora nel bosco, sino ad una radura coperta di giallo, dietro di noi intuiamo la cima appuntita del Muro Lungo con le sue pareti strapiombanti; superiamo altre radure poi, ancora nel bosco, osserviamo, in alto sulla destra alcuni esemplari di betulla, residui dell’ultima era glaciale.

I ghiaioni del Velino

Infine, in ripida salita, giungiamo finalmente nei pressi del Capo di Teve (1700 m / 3.00 h) qui, ormai fuori dal bosco, la vista si apre verso gli anfiteatri rocciosi del Velino, la dorsale compatta del Costone, il tozzo contrafforte del M. Sevice.

Lasciamo a sinistra il sentiero per il Lago della Duchessa che si inerpica sulla sinistra, attraverso le rocce del Malopasso, e proseguiamo invece verso destra, verso il più vicino dei circhi glaciali del Velino;

Primula Orecchia d'Orso

ci avviciniamo agli estesi ghiaioni, salendo in una valletta cosparsa di tronchi d’albero divelti e sparpagliati: qui, probabilmente, questo inverno ci deve essere stata una violenta valanga;

in breve ci portiamo su delle elevazioni proprio al centro dell’anfiteatro roccioso, da qui possiamo ammirare la notevole estensione dei ghiaioni, che formano una sorta di imbuto, in quella che fu un tempo la sede di un vasto ghiacciaio;

in alto le creste rocciose sorreggono ancora infide cornici di neve, mentre d’intorno i prati sono cosparsi di macchie di ginepro nano, fra cui spuntano mazzetti di viole, e di anemoni, i fiori del vento, sui blocchi di roccia erratici spuntano le gialle primule “orecchia d’orso”;

in discesa, proseguiamo in direzione della bastionata uniforme del Costone, avanzando fra prati ricoperti di ranuncoli gialli, le mandrie di cavalli ci osservano stupite;

brevemente guadagniamo il fondo valle, seguiamo a sinistra le tracce di sentiero ed in breve siamo nuovamente agli stazzi di Capo di Teve. Da qui la discesa prosegue sul percorso dell' andata.