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Il Velino fra la primavera e l'estate

[Notizie generali] [Scheda tecnica]


E’ l’ultimo sabato di giugno, la bruma che ci accompagna si dirada allo svincolo di Torano, in tempo per ammirare dall’autostrada il compatto baluardo del Cava, Duchessa e Velino ancora ammantati, sulle sommità, da grandi macchie di neve. Lo spettacolo è superbo sotto il primo scintillante sole del mattino. Si rinnova l’emozione, gli ultimi veli di diafana nebbia fuggono dalla Val di Teve e con la loro bianca trasparenza aggiungono slancio alle vette che accarezzano. A Magliano dei Marsi facciamo colazione al solito bar (ottima pasticceria fresca,  facce simpatiche) poi,  rapidamente,  superato Rosciolo dei Marsi ci portiamo nei pressi di  S.Maria  in Valle  Porclaneta da dove, all’ inizio di una sterrata, parte  la ” fatica” di oggi. Ci sovrasta imponente “padre” Velino,dorato in vetta dal sole mattutino; si scorgono  in alto a sinistra, oltre la Val di Teve, i salti spettacolari del Muro Lungo, mentre a destra la lunga barriera montuosa  sfuma nelle coste del Cafornia, cima gemella del Velino.

La vetta del Velino dal Passo Le Forche

Cominciamo a camminare verso le 7 (siamo sul sentiero n°3 del CAI - att: il sentiero devia verso ovest poche centinaia di metri dopo l’inizio della sterrata), alla nostra destra, sul piano, il grande lago del Fucino un po’ agitato stamattina, ma è solo un effetto ottico dovuto alla nebbia bassa, il lago è stato da molto tempo prosciugato ma lo spettacolo è sorprendentemente vero! Continuiamo con salita leggera, fra boschi di cerro,fra ginepri, margherite, cardi dal cuore blu. L’erba è pregna di rugiada e, nell’aria fresca il passo è sostenuto, il sentiero ben segnato, l’umore ottimo.

Superato un capanno  del Parco (lo lasciamo a destra), il terreno gradualmente si impenna, ai  lati  del percorso, prati non ancora assolati dove si fondono i colori di estese fioriture fra le quali spiccano la ginestrina, i fiori di cerastio, i nontiscordardime e le ultime orchidee. Il sentiero s’insinua fra antichi  ceppi di ginepro sotto i quali occhieggiano i fiori di lino e qualche rara ed inquietante orchidea apifera e zigzagando, con  passo sempre più duro, costeggiando la sinistra orografica del Vallone di Sevice, si avvia verso un sovrastante salto di roccia ed un bosco nel quali si intravede il giallo del maggiociondolo. Ci sorprende  il  sole, l’erba d’improvviso si fa smeraldo e si macchia dell’arancione del giglio bulbifero.

Orchidea Apifera

A decine se ne intravedono a decorare le verdi coste della montagna. L’aria comincia a  scaldarsi, sotto il balzo di rocce, lasciato sul ciglio un ceppo sfiorito di iris marsicana (fiorisce a maggio - altri sono sui roccioni sovrastanti) in dura salita entriamo nella macchia abitata da faggi, cerri, aceri, noccioli, maggiociondoli (a destra, poco in alto, c’è un rifugio naturale), e fra gigli e genziane maggiori che costeggiano il  percorso, ne usciamo avvertendo subitaneamente, poderoso sulla destra, l'alto crestone frastagliato della montagna di Sevice. Siamo nell’orto botanico del Velino ! Un arcobaleno colora lo sguardo: verde, giallo intenso, turchese, arancione, rosa cupo, blu, sfumano fra loro i colori e, nell’aria cristallina diamanti di rugiada sfavillano sul manto regale.

I prati, i gigli, le orchidee, l’erisimo sfavillante, le ombre dei faggi, il biancore delle rocce, macchie di terra scura e la corona di un cielo lapislazzolo compongono una tavolozza che non sarebbe certo sfuggita a Monet ! Proseguiamo sull’obliquo piano del lungo costone del Sevice verde di mortella e ginepri nani, fruscia verso l’alto il sentiero ben segnato incontrando le prime brecce fino a raggiungere un piccolo pianoro sovrastato da verdi estensioni di genziane, cardi, finocchio selvatico e altre erbe montane. Breve sosta, acqua, cioccolata (poca), siamo quasi a metà strada e stiamo entrando negli aridi calcari appenninici d’altura. Riprendiamo il cammino rinfrancati, attraversiamo il fondo del vallone di Sevice (1800 mslm circa) guardando ammirati sulla nostra destra un cuscino turchese di splendide genziane dinariche (a maggio il pieno delle fioriture), insidiose brecce ci impegnano in tirate severe:qualcuno sfiata, qualcuno impreca. E’ però un attimo, lo sguardo subito s’inonda del panorama che abbraccia le catene degli Ernici,Cantari,Simbruini, Carseolani, la piana del Fucino e i Piani Palentini, i borghi, il tutto in un mare di verde e di azzurro: la fatica si azzera d'incanto.

Aquilegia vulgaris

Muove sulla destra il passo, segnali sempre chiari, spiana e in un brusio di colori e brecce smosse perveniamo alla perenne fontana di Sevice (siamo intorno a quota 2000), miracolo di fedele freschezza. Acqua in abbondanza, un panino leggero mentre un fresco morbido vento ci invita a proseguire asciugando sudore e stanchezza. Siamo alle viste della selletta dei cavalli, il passo impolvera l’aquilegia, ci guardano le ultime viole calcarate (intense le fioriture di maggio). Il sentiero muove sulla diagonale destra, senza mordere, attraverso il triangolo di cielo azzurro sopra la selletta, entriamo nel piano ampio, la Fossa dei Cavalli, dove si trova la capanna di Sevice (chiavi presso il GEV di Magliano dei Marsi / 2140 m , 3.00 h).

Ci accoglie sulla destra il ripido bastione ad emiciclo del Sevice, davanti, oltre il rifugio, l’affaccio sulla Val di Teve è abissale, impressionante, superbo nel biancore della vertigine del Muro Lungo, nel verde cupo dei faggi di fondo valle ed in quello luccicante dei prati d’altura. Il piano è screziato dal colore delle genziane nivali, dei ranuncoli e, fra le brecce, da ormai sfiorite primule orecchia d’orso. Si avverte un senso di forza, la potente struttura di pietra sostiene ed apre calici di bellezza rara. A nord, sullo sfondo, spuntano cime ancora nevose:andiamo sopra a vedere! Sostenuti dalla curiosità, a tornanti affrontiamo la spalla ripida e faticosa del Sevice che sale dal filo della selletta, arranchiamo un po’ ma l’incontro fra le ultime nevi di sassifraghe gialle distese su verdi pulvini e l’abbondanza di dorate “isatis” albergate in un mare di brecce rinnova l’energia: un ultimo strappo, siamo alla sella.

Vetta del Velino: cresta nord

Sulla cima di Sevice un’umile croce, davanti a noi la potenza svettante del Velino, la sommità, una perfetta piramide di rocce, terra, polvere. Volteggia una coppia di grifoni, gracchi stampati sullo sfondo rompono il silenzio con il loro verso.I piedi stanchi lasciano sulla destra il Costognillo e ci portano, fra prati di roccette e genzianelle, sul filo nord della sella: la Val di Teve si è fatta più profonda, bianca calcio, lunare, immense ripidissime brecce sospese sul vallone dei Briganti scendono dalla parete nord del Velino.

Un vero monumento della natura, sembra di essere su un altro pianeta, si comprende la strabiliante forza modellatrice dei ghiacciai presenti in ere remote dalla forma a “U” della valle, dai circhi,dalle terrazze moreniche, il tutto in un alternarsi e sovrapporsi di forme rocciose contorte, doloranti  ancora per il morso del gelo…e l’inverno ancora sgretola i possenti calcari di queste quote.Verso ovest, poco in basso, nella verde sella del vallone della Chiave, il bianco di nevai sciolti in un limpido laghetto, intorno fioriture, cavalli al pascolo, nitriti frenetici di giovani puledri.

I circhi glaciali del Velino

Poi il balzo finale, crudele, ansioso, tra pulvini di sassifraghe rosa e terra polverosa, erbe taglienti; attraversiamo l’ultimo nevaio, tagliamo ripide colate di breccia, ringhiamo su brevi ripidissimi tratti e infine ci portiamo sulla aerea cresta sommitale. Non siamo sul K2 ma a noi sembra così, il panorama si sfrangia attraverso il sudore che bagna gli occhi, poi esplode nella sua grandiosità: siamo soli, assaliti da una sottile inquietudine tratteniamo il respiro, vediamo tutte le montagne dell’Italia Centrale, dal Sasso alla Maiella e al Parco d’Abruzzo, dal Terminillo, dalla Laga e dai Sibillini ai Simbruini, Ernici e Cantari, poi i Lucretili e le catene minori. Nella lontana foschia intuiamo i monti digradanti sul Tirreno, azzurri, tremuli immaginiamo i due mari.

Retto da possenti costoni l’apice del monte dona uno spettacolo a tutto tondo di forte emozione. Veglia la madonnina del Velino, sotto la vetta fiammeggia solitario il giallo fiore dell’“adonis”. L’occhio a lungo si nutre dell’immensa visuale, commenti di sorpresa, soddisfazione, non ci aspettavamo tanto! Sopra, silenzioso,solo il dominio del cosmo.