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Gli amici di ... Merinda

Lontano da scenari truci, i compagni di merende diventano gli amici di Merinda. Più che alle merende, pensano alle panarde, maratone da trenta-quaranta portate.

Non a caso siamo nell'Appennino abruzzese, in contrada Colli, frazione di Corvara, borgo antico quasi disabitato. Dove si vede l'asino paziente, nella stalla, con paglia e mangiatoia. O si scopre, a naso, il gregge al piano terra di casa: "arrogance", anche questa è storia.

Nella sede del circolo enogastronomico Merinda - in cotto e mattoncini pieni, con vista sulla cantina - sono capaci di allestirti tre cene in una.

La prima, ispirata al desco feriale di montagna, ti fa arrivare sul piatto la pallottina del cacio e ovo, la zucchina marinata, la zuppotta di zucchine, le sagnette farina e acqua con i ceci. E che olio. La seconda, del dì festivo, ti porta la pizza fritta col prosciutto domestico, il formaggio invecchiato nell'olio, il raviolo fresco di ricotta e di pomodoretto, le costatine d'agnello al vino futuribile. La terza omaggia un caposaldo della unità europea: il baccalà. E ti manda la frittella, il baccalà in umido, e, magia delle "nuove tradizioni", ti inventa una chitarrina al sugopolpa di baccalà che, senza saperlo, importa tradizioni d'altri luoghi.

Grandi dolci in stil rustico, con lo splendido vino futuribile: un bianco dolce vinificato in secco della serie 'saranno famosi', il moscatello di Castiglione. Bersi il futuro è sempre una soddisfazione: basta non finirlo tutto d'un fiato.

Una costruzione musicale a tre soggetti: alla fine, un canone per augmentationem sarebbe giustificato. Ma non ci sono informazioni, il circolo non è un ristorante, è luogo d'ospitalità "transazionale": nulla si offre, nulla si pretende, tutto si negozia.