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La "Viola" a Tossicia

Quando una capra, invece di mangiare la foglia, mangia la viola? Si aromatizza, attira l'uomo, e finisce... alla neretese. Eccellente intingolo che riveste con sentore di peperone la carne equilibrata e tenera. Niente di selvatico, nonostante l'habitat e il carattere scontroso della bestiola: non è la pecora. Il diavolo, come suole, ha provato ad aggirarsi in zona travestito da ispido capro: è estinto.

Così vanno le cose alla periferia di Tossicia nell'agriturismo La viola, in Contrada Viola.

In ampi locali, stile più trattoria che agriturismo, ottimi servizi, quadri bucolici alle pareti, parcheggio ben messo e panorama verso il Gran Sasso. Oltre alla capra alla neretese (da sola vale il viaggio, ma non c'è tutti i giorni), memorabili gnocchetti fatti a mano, morbidi in bocca e dolci di patata: nessuna parentela con le immonde gommose pallette che troppo spesso si fregiano abusivamente dell'onorato nome. Con un condimento della chef, di verdurine trite; ma anche con sugo tradizionale voglion essere straordinari. Grigliate abbondanti e formaggetti intriganti. Un montepulciano scorrevole e intonato.

E per finire il digestivo infallibile che la cuoca, di origine romana, dispensa ammonitrice al fork trekker che chiede ristoro per la marcia longa tra le vivande: "Devi magnà de meno!". A cose fatte, s'intende. Prezzo modico, ottimo rapporto qualità prezzo.