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Zu Battista

Le osterie dei borghi di montagna nell'Appennino: gusti ruvidi, ambiente spartano per sistemi immunitari ben collaudati, calorie abbondanti per gente che brucia.

Talvolta, vere e proprie macchine del tempo. Come sotto il Pollino, all'Aria fina da Zi' Battista (ma si pronuncia Zù Battista), presso l'uscita Mormanno-Scalea della Salerno Reggio Calabria.

Locale tipo 'frasca' con doghettato in legno brunito dagli effluvi e dalla storia, televisore in bianco e nero, bottiglie in funzione arredo, fronzoli nulla. Zi' Battista, anziano ben portante, premuroso e autorevole:

- Volete l'antipasto?
- Mah, dopo cosa c'è?
- Allora, vi porto l'antipasto?
- Però, se ci spiega che cosa...,
- Vi porto l'antipasto.

Colui che sa come va il suo mondo ha ragione. E allora ci sono salamini di porco, non casalinghi ma ben fatti, verdure sott'olio da tempo estinte sul mercato, formaggio mistocapra del luogo. E fusilli e cecatelli fatti a mano in ragù, caciati con formaggio caprigno e tocco d'olio santo, per gli "osservanti". Precedono spezzatino di capra, saporoso e generoso, accompagnato da fagiolini piatti in cui distingui involucro e contenuto, teneri entrambi e avvolti da olio indimenticabile. Vinaspro di montagna, si vira senza esitazione al rosso imbottigliato. Digestione da dieta vegetariana, inconfondibile marchio di qualità.

Conclusione: un pranzo degli anni '50-'60 in un paesino dell'Appennino calabro (del dì di festa, però), un documento storico di "prima forchetta". Per chi ha meno di quarant'anni e vuol sapere come eravamo, una delle ultime occasioni.