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La Valle Roveto

La Valle Roveto si raggiunge dal casello della A25 di Avezzano, dirigendosi verso Sora. La via Napoli, poi Statale 82, esce da Avezzano e con larghe serpentine sale la breve catena del M. Salviano coronata da pineta che divide la piana del Fucino dalla valle del fosso Raffia, affluente dell'Imele, con panorama sulla città e la sua vastissima conca.


Civitella Roveto

Giunge quindi a Capistrello, formato da una parte nuova, costruita dopo il terremoto del 1915, e da un nucleo vecchio, raccolto sotto la Punta di Ferro (m 1241), all'estremità sud-ovest del M. Arezzo, e dominante l'incassata Valle del Liri. Da una piazza nella parte antica dell'abitato si ha una vista bellissima sulla profonda valle tutta verde, nel cui fondo spumeggia il Liri.

Il fiume ha le sue sorgenti presso la valle sottostante al paese Cappadocia. La statale prende a discendere sulla sinistra del Liri, che si vede a un centinaio di metri in basso. Più avanti si scorgono gli abitati di Canistro Inferiore e Canistro Superiore. Si continua in lenta discesa verso sud, e si giunge a Civitella Roveto, grosso paese nello sfondo della rocciosa Serra Sant'Antonio. E' formato da una parte moderna (Borgo) e dall'antico nucleo al di là del fiume, sorto forse sul posto di Fresilia, città dei Marsi.


Zompo Lo Schioppo

Si susseguono piccoli nuclei abitati, che si sono venuti formando dopo il terremoto del 1915 al posto di altri distrutti situati nelle vicinanze, come Pero dei Santi. La strada si arrampica con numerosi tornanti lungo le pendici del colle Castagno fino a Civita d'Antino, località di soggiorno estivo sulla spianata di un colle. È l'antica Antium, in cui sarebbe da riconoscere il centro, non nominato, preso nel 408 a. C. dai Romani in guerra contro i Volsci. Dapprima, forse, compresa nel territorio di questi, appartenne dopo il sec. IV a. C. ai Marsi; acquistata la cittadinanza romana dopo la guerra sociale, fu ordinata a municipio e ascritta alla tribù Sergia. Nella divisione augustea dell'Italia, fece parte della IV Regione. Il paese fu feudo di Antonio Piccolomini e dei Colonna. Vi nacque il benedettino S. Lidano Abate, patrono di Sezze Romano. Dell'antico abitato restano tratti della cinta in opera poligonale (alla Porta Campanile) e murature pertinenti ad edifici del municipio romano. Nella penultima domenica di agosto si svolge a Civita la una processione notturna della "Madonna della Ritornata'.

Subito dopo, a vista del paese, si stacca a destra una strada che, attraversato il F. Liri, porta a Morino, grosso paese ricostruito dopo il terremoto sulle sponde del fosso lo Schioppo, che a ovest dell'abitato forma le copiose cascate del Romito (note anche con il nome di "Zompo lo Schioppo") Si continua sempre a sinistra del Liri, con superbi sfondi di montagne, culminanti nel Pizzo Deta (m 2041). Più avanti è visibile una strada a destra per Castronuovo, che si vede su un colle, e Rendinara.


Balsorano: Castello Piccolomini

La statale continua passando per San Vincenzo Nuovo, fino a raggiungere il paese di Balsorano. Il paese è stato ricostruito sul fondovalle dopo il terremoto del 1915. Va ricordato il convento dei Frati minori, con l'annessa chiesa di S. Francesco.

Proseguendo sulla statale, si stacca una strada che sale a Balsorano Vecchio, sul pendio di un colle alla base del M. Breccioso, raccolto intorno a uno sperone su cui si erge il grandioso castello. Primo conte di Balsorano fu Baldovino (sec. XI), poi il Castello fu assorbito dalla contea di Celano e, nel 1463, passò ad Antonio Piccolomini, per investitura di Pio II, dello stesso casato.

Estintasi la linea diretta dei Piccolomini, la baronia di Balsorano passò al nobile romano Testa, che assunse il predicato di Testa-Piccolomini. I beni di Balsorano furono acquistati ai primi dell'800 da Carlo Lefevre, multimilionario francese, cui Ferdinando II concesse il titolo di conte di Balsorano (1854), per meriti acquisiti quale fondatore dell'industria della carta nella valle del Liri. Dopo vari passaggi per eredità, il Castello fu acquistato e restaurato (1930). Oggi l'antica dimora è adattata ad albergo.

Il Castello Piccolomini è piantato sulla roccia: a pianta pentagonale, con torri cilindriche è circondato da un pittoresco parco. Nel cortile, pozzo quadrato fra due colonne con capitelli del'400 e stemma Piccolomini. Nell'interno, il Salone delle Armi e quello dei Ricevimenti, con camino e gli stemmi dei signori che sono succeduti nel feudo di Balsorano.